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Leggende metropolitane in PI: Il brevetto omnicomprensivo

Di Francesco Paolo Vatti
Mandatario in Proprietà Industriale presso Fumero S.r.l. Milano

Come ho scritto in un articolo precedente (Il mio brevetto speriamo che se la cava), chi non è avvezzo agli strumenti brevettuali ha spesso delle idee preconcette, difficili da smontare e che presentano qualche stranezza per gli addetti ai lavori. Si ha, così, la creazione di vere e proprie leggende metropolitane, che purtroppo circolano e condizionano le aspettative di chi vorrebbe accostarsi agli strumenti di tutela della proprietà industriale, ma, o si aspettano troppo e restano scottati o vengono scoraggiati a tentare la strada. E’, allora opportuno smontare queste leggende, riportando sulla retta via i pensieri di chi vorrebbe accostarsi da neofita (o comunque da non addetto) a questi strumenti che, se utilizzati correttamente, sono utilissimi e costano meno di quello che potenzialmente rendono.

Una delle frasi che il mandatario si sente spesso dire da un cliente che stia studiando una certa soluzione è: “Ho letto il brevetto e comprende tutto; persino una soluzione che circola da 20 anni. Ma come hanno fatto a ottenerlo?”

La prima tentazione è quella di affermare che può averne uno così anche lui, purché sia disposto a fornirmi tutto il supporto che via via gli chiederò. Poi la serietà prevale e gli si spiega che neppure la lettura di un brevetto è un fatto banale.

Quando ci si mette di fronte a un testo di brevetto, si distinguono 6 parti.

In primo luogo, si trova un titolo. Esso è normalmente molto generico (carburatore; miscela a base di biossido di titanio; uso di emulsionanti di origine naturale, ecc.). Il titolo non permette quasi mai di comprendere quale sia l’invenzione, esso serve a inquadrarne il solo settore tecnico di appartenenza.

Successivamente, si trova il settore di riferimento: un paragrafo nel quale si dice in maniera estremamente sintetica in mezzo a quali altre soluzioni si inquadra quella dell’invenzione il cui brevetto si sta leggendo.

Segue la descrizione dettagliata della tecnica nota. In pratica, chi stende il brevetto cerca di indicare al lettore quale sia il problema che si va ad affrontare con la nuova invenzione, chiarendo in che modo il problema era stato affrontato in generale. Proprio questa parte riporta tutte le soluzioni note nel settore. Per questo motivo, può sembrare che comprenda anche queste soluzioni. In realtà, l’esposizione serve a far capire al lettore cosa è stato tenuto presente nella realizzazione dell’invenzione e, combinando col seguito, perché la nuova soluzione sia più brillante. Il contenuto di questa parte non è tutelato dal brevetto ed è, perciò, disponibile a chiunque.

Segue una descrizione molto succinta di cosa sia effettivamente il contenuto del brevetto e quale sia -in termini generali- la soluzione proposta dal brevetto.

Segue la descrizione delle forme d’esecuzione preferite. Essa può avvenire tramite riferimenti a disegni allegati (talora, però, i disegni riportano anche la tecnica nota -indicandolo-) o a esempi ed esempi di confronto.

C’è poi la parte più importante, che è costituito dalle rivendicazioni. Ed è qui che va ricercato tutto ciò che il titolare del brevetto vuole (e può) effettivamente proteggere. Se il brevetto viene rilasciato, cioè, quello che viene da esso protetto è tutto e solo contenuto nelle rivendicazioni. Perciò, quando si decide di valutare se una nostra soluzione violi o meno un brevetto, bisogna vedere se le rivendicazioni descrivono in qualche modo quella soluzione.